Sommario
I costi nascosti della manifattura a lunga distanza
Per molti anni le imprese hanno localizzato l’attività di manifattura oltre mare. Tra i principali motivi i costi inferiori di manodopera ed energia. Produrre all’estero però può portare anche a incentivi normativi. L’accesso ai mercati locali o ai loro partner commerciali può rappresentare un valore aggiunto. La Cina, ad esempio, è stata considerata per anni la “fabbrica del mondo” e anche se oggi i costi di produzione sono in aumento, le imprese potrebbero scegliere di mantenere la manifattura in loco per avere accesso ai consumatori della middle-class del Paese.
Tuttavia, la manifattura fuori confine ha anche aspetti negativi, a partire dall’aumento dei costi per il trasporto della merce su lunga distanza, dovuta in parte all’interruzione di trasporti marittimi in punti di strozzatura come stretti e canali. Problemi di controllo qualità tra cui contraffazione e minacce per la proprietà intellettuale possono rappresentare rischi reputazionali, senza considerare l’impatto ambientale dato dal consumo di risorse e dalle emissioni prodotte durante il trasporto.
Secondo l'Allianz Trade 2024 Global Survey, i maggiori rischi legati alla produzione offshore derivano dalla struttura della catena di approvvigionamento. Una preoccupazione strutturale per le organizzazioni intervistate è la concentrazione delle attività produttive in una o due località, poiché esiste il rischio che l’insorgere di conflitti geopolitici porti all’interruzione degli scambi commerciali in quelle aree.
All'estremo opposto, una catena eccessivamente complessa che si estende su numerose strutture e Paesi rende difficile il monitoraggio. Il secondo rischio più grande, secondo i nostri intervistati, è la geopolitica, seguita dall'importanza di garantire la sostenibilità dei fornitori.
Tre strategie per trasferire la manifattura
Di fronte ai rischi della manifattura a lunga distanza, è in aumento la ricerca delle imprese di nuovi siti dove spostare la produzione e diversificare la catena di approvvigionamento. Questa riconfigurazione è, in primo luogo, un tentativo di contrastare la crescente incertezza geopolitica, il che per alcune aziende si traduce nel diventare meno dipendenti dalla Cina. Nearshoring, Friendshoring e Reshoring sono tre le possibili strategie di trasferimento della manifattura.
- Nearshoring implica lo stabilimento della manifattura vicino al mercato finale, come se un’azienda tedesca producesse in Polonia.
- Friendshoring significa spostare la produzione in un Paese alleato con quello dell’azienda esportatrice, come un’azienda norvegese che si approvvigiona da Paesi considerati “amici” a livello geopolitico.
- Reshoring indica localizzare la manodopera nel paese d’origine dell’azienda: compagnia francese che si approvvigiona in Francia.
Diversificare la catena di approvvigionamento ha numerosi vantaggi, quali ridurre i principali rischi legati all’overconcentration, alla sostenibilità del fornitore e soprattutto, alla geopolitica. Le tariffe elevate e le barriere commerciali possono essere evitate con l’approvvigionamento presso un Paese amico, o presso lo stesso Paese di origine. Le imprese che ricorrono alle strategie di nearshoring o reshoring beneficiano inoltre di una supply chain più breve, da cui derivano: un più rapido ingresso nel mercato, costi e rischi di trasporto ridotti, visibilità e comunicazione massimizzate e una migliore sostenibilità. Il reshoring in particolare consente alle imprese di operare all’interno di un sistema regolatore e di un contesto culturale famigliari.
Le migliori località per delocalizzare la produzione secondo le imprese che hanno partecipato al nostro ultimo Global Survey sono Europa Occidentale e APAC. I rispondenti preferiscono spostare la manodopera vicino al mercato finale o all’interno delle prime località offshore, come emerge dalle aziende statunitensi e cinesi, che preferiscono localizzare la manifattura in paesi dell’Asia Pacifica. Da un punto di vista di efficienza, connettività e potenziale commerciale, abbiamo identificato i 25 maggiori hub commerciali di ultima generazione tra i mercati emergenti, scoprendo che molti si trovano in Asia e in Paesi di medie dimensioni in rapida crescita, che già ospitano hub di logistica o di manifattura (Malesia, Vietnam, Indonesia, Filippine, EAU). Nel frattempo, le imprese dell’Europa Occidentale favoriscono il nearshoring nella regione: qui, grazie al mercato unico europeo, le strategie di nearshoring e reshoring sono quasi analoghe.
Queste strategie per la manodopera non sono una cura universale: nonostante i molteplici benefici, nearshoring e reshoring possono anche comportare dei costi più elevati, una regolamentazione più severa e una mancanza di forza lavoro e fornitori, come evidenziato dai partecipanti del nostro Global Survey. Inoltre, aggiungere fornitori in un nuovo Paese aumenta la complessità della catena di approvvigionamento, poiché aggiunge nuove strutture e contesti regolatori da monitorare. Il nostro supply-chain complexity index, che tiene conto dei cambiamenti nei flussi commerciali, della distanza geografica, dell'allineamento geopolitico e delle nostre valutazioni del rischio paese, mostra che la complessità della catena di approvvigionamento nel 2023 è raddoppiata rispetto al 2017, o sestuplicata rispetto agli anni della pandemia.
Diversificazione, non cambiamento totale
È importante considerare che il trend punta verso la diversificazione, e non verso il cambiamento totale, delle strategie di manifattura. Questo cambiamento non marca la fine della globalizzazione: infatti le imprese spesso mantengono le loro strutture offshore originarie, aprendone altre in località diverse.
Un esempio calzante è la Cina. Molte aziende occidentali, infatti, anziché interrompere l’attività dei loro hub presenti nel paese optano per la diversificazione, localizzando la manodopera in uno o altri due paesi (la strategia è spesso chiamata Cina+1 o Cina+2). Al momento non ci sono segnali di un disaccoppiamento dalla Cina, che rimane il principale fornitore a livello mondiale, rappresentando spesso la maggiore importatrice di un particolare prodotto.
Guidati da analisi a lungo raggio
Le imprese oggi stanno diventando più selettive nel modo in cui conducono le attività commerciali, prioritizzando alleanze geopolitiche e tematiche ESG. Le decisioni legate alla catena di approvvigionamento adesso richiedono la valutazione di fattori come l’impatto ambientale e le pratiche lavorative dei fornitori. Ottimizzare i costi non è più l'unico criterio per la strategia di produzione; le strategie efficaci ora considerano i rischi a lungo termine, la reputazione e le tendenze geopolitiche.
Allianz Trade aiuta le imprese a navigare nell’incertezza geopolitica con l’intelligenza predittiva del nostro team globale di macroeconomisti e analisti di settore. Diamo ai clienti la possibilità di anticipare i cambiamenti del mercato, e di dare vita a nuove opportunità prima della concorrenza.
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