Nata nel 1967, Indel B si è rapidamente affermata grazie all’intuizione di utilizzare il compressore semiermetico per produrre freddo in piccole dimensioni. Inizia così la creazione di frigoriferi di misure ridotte, che funzionano anche in movimento, quindi particolarmente adatti per la nautica e i veicoli da trasporto, oltre naturalmente che per l’hospitality.
In pochi anni l’azienda diventa un punto di riferimento per il mercato mondiale tanto da essere scelta dalla Nasa, nel 1982, per realizzare un piccolo frigorifero da installare sullo Shuttle Columbia. Da lì il successo e le collaborazioni crescono rapidamente, così come l’offerta di soluzioni tecnologiche sempre più all’avanguardia e un design di alta qualità.
La crescita del Gruppo oltre i confini nazionali è continua, così come la proposta di nuovi prodotti sui mercati internazionali. E anche se le misure per contenere il Covid-19 messe in atto nei vari stati hanno un po’ rallentato la crescita, Indel B è riuscita a contenere le perdite grazie alla diversificazione dell’offerta e dei settori di riferimento, come ci racconta Mirco Manganello – CFO e dirigente preposto alla redazione dei documenti societari.
Il periodo che abbiamo vissuto e che, in questa nuova fase, ci troviamo ancora ad affrontare è stato un colpo durissimo per molte aziende. Voi come lo avete vissuto e come lo state vivendo attualmente?
«Nella fase del lockdown le aziende italiane sono state quasi totalmente chiuse. Hanno lavorato solo poche persone, negli uffici della capogruppo per rispettare gli obblighi del calendario finanziario a cui, come società quotata in Borsa siamo tenuti a rispondere. Per quanto riguarda l’attività produttiva, era pressoché tutta ferma ad esclusione di qualche settore relativo all’alimentare e al medicale. Ad esempio, la nostra società controllata Condor B – che realizza tubi per la refrigerazione dei frigo destinati alla grande distribuzione – ha continuato a lavorare parzialmente. Così come l’azienda controllata Autoclima che produce frigo per le ambulanze e per il trasporto di sangue. Di certo abbiamo riscontrato un calo nelle produzioni e nelle vendite complessive. Noi operiamo fondamentalmente in tre settori. Il primo e più importante, è l’Automotive, con la produzione di frigo per i camion, questo settore ha subito forti cali di fatturato soprattutto nel mercato USA. Il secondo settore è l’hospitality e la chiusura degli hotel ha pressoché bloccato le nostre attività. Infine c’è il settore della nautica e del tempo libero (leisure), dove il fatturato è rimasto allineato a quello dell’anno scorso e continua quindi ad andare bene».
Siete leader mondiali nella produzione di sistemi di refrigerazione mobile e condizionamento per i settori automotive truck, hospitality e leisure time (nautica da diporto e recreational vehicles). Avete riscontrato nel mondo delle diversità di atteggiamento, oppure il Covid-19 ha in qualche modo livellato le differenze nell’approccio al business?
«La Cina ha sofferto molto a gennaio fino a fine febbraio e lì, dove noi abbiamo un’azienda partecipata, le produzioni si sono completamente fermate per un periodo a causa di un lockdown molto rigido, che ha consentito comunque di risolvere il problema rapidamente. In Italia il lockdown è stato lungo e adesso la produzione è ripartita. Gli USA sono stati molto più veloci nell’erogazione di finanziamenti e le nostre aziende hanno ricevuto liquidità in cinque giorni dopo la richiesta. Lì un vero e proprio lockdown non c’è stato, e in Florida e in Kentucky – dove hanno sede le nostre controllate – è stato lasciato all’arbitrio della singola impresa di chiudere oppure no. C’è stata molta più libertà, forse a scapito della tutela sanitaria, ma lì hanno sempre lavorato e prodotto quasi al 100%. Tra l’altro entrambe le nostre aziende sono e stanno andando bene nelle vendite.