EXECUTIVE SUMMARY
- La Fed statunitense, sempre più falco, ha innescato una "guerra valutaria inversa", in quanto le banche centrali inaspriscono la loro posizione più di quanto sarebbe altrimenti necessario se le pressioni inflazionistiche fossero meno globali. La combinazione di condizioni finanziarie globali più rigide e di una persistente debolezza del sentimento del rischio favorisce un sostanziale rafforzamento del dollaro USA, aumentando così la pressione su molti Paesi dei mercati emergenti (EM) con squilibri esterni insostenibili.
- Undici grandi EM sono a rischio di crisi della bilancia dei pagamenti (BoP): Argentina, Cile, Colombia, Egitto, Ghana, Kenya, Tunisia, Pakistan, Ungheria, Romania e Turchia. Ipotizzando che una crisi globale della bilancia dei pagamenti degli EM si traduca in una forte recessione in questi 11 mercati, l'impatto diretto sulla crescita del PIL globale potrebbe essere fino a -0,3 punti percentuali, mentre ci aspetteremmo un contagio tutto sommato limitato ad altri EM.
- Sette di questi undici EM - Argentina, Egitto, Ghana, Kenya, Tunisia, Pakistan e Turchia - presentano anche un elevato rischio di default sovrano. Per contro, Cile, Colombia, Ungheria e Romania hanno problemi più lievi, per motivi diversi, e/o dispongono di ulteriori sostegni, ad esempio l'UE e la BCE per l'Europa orientale. Di conseguenza, non ci aspettiamo che questi Paesi vadano in default.
- Tuttavia, rischi significativi di ribasso potrebbero innescare una crisi più ampia per gli EM: un rallentamento globale più profondo del previsto, la Cina che non riesce a contenere la sua crisi del debito in corso e le conseguenze si riversano su altri EM, o una crisi energetica radicata che mantiene le condizioni finanziarie più rigide e più a lungo. Secondo le nostre stime, se il tasso dei Fed funds rimarrà al di sopra del 3,5% (o equivalente al 2,5% per la BCE) per più di un anno, prevediamo che una seconda serie di Paesi sarà a rischio (tra cui Messico, Sudafrica e Polonia).
- Anche senza un aumento del debito in essere, i grandi Paesi EM hanno più di 75 miliardi di dollari di obbligazioni in valuta forte in scadenza fino a fine 2023 che dovranno rifinanziare. Prevediamo un aumento contenuto del nostro benchmark per gli spread EM in USD, con rischi orientati al ribasso. Uno shock derivante dall'inasprimento delle condizioni finanziarie farebbe aumentare gli spread sovrani EM e gli spread societari BBB di un valore compreso tra 0,65 e 1,25 per il nostro insieme di paesi..