EXECUTIVE SUMMARY
- Gli oceani svolgono un ruolo fondamentale nel mantenere il clima stabile e il mondo vivibile. Regolano le temperature globali, assorbendo l'energia solare e distribuendo il calore in tutto il mondo attraverso le correnti oceaniche. Inoltre, gli oceani producono la metà dell'ossigeno di cui abbiamo bisogno e assorbono il 25% di tutte le emissioni di anidride carbonica, catturando il 90% del calore in eccesso generato da queste emissioni. Di fatto, gli habitat marini sono in grado di immagazzinare dieci volte più carbonio degli ecosistemi terrestri per ettaro.
- I cambiamenti climatici comportano rischi significativi per il nostro pianeta e l'oceano non fa eccezione. L'aumento delle emissioni fa salire la temperatura dell'acqua, provocando tempeste più violente e forti precipitazioni. Inoltre, l'aumento delle temperature oceaniche facilita l'espansione termica dell'oceano che, insieme allo scioglimento dei ghiacciai, sta innalzando il livello del mare. Ciò minaccerà più di 680 milioni di persone che vivono in zone costiere basse (quasi il 10% della popolazione globale). Le temperature più elevate stanno inoltre contribuendo all'acidificazione degli oceani, causando cambiamenti irreversibili agli habitat e un declino delle specie che potrebbe mettere a repentaglio l'approvvigionamento alimentare e i mezzi di sussistenza di coloro che vivono nelle zone costiere.
- L'enorme quantità di rifiuti di plastica che entra negli oceani è destinata ad aumentare ulteriormente. Oltre a mettere in pericolo la fauna marina, i rifiuti di plastica hanno ripercussioni sulla pesca e sull'acquacoltura, sul turismo costiero e sull'industria navale. Agli attuali ritmi di produzione, potrebbero causare danni economici stimati in 197 miliardi di dollari entro il 2030 e in 434 miliardi di dollari entro il 2050. Ma se la produzione di plastica continuerà ad aumentare senza l'introduzione di misure di mitigazione, questi costi potrebbero salire a 229 miliardi di dollari entro il 2030 e fino a 731 miliardi di dollari entro il 2050.
- I processi produttivi dei settori energetico, industriale e dei beni di consumo hanno gli effetti più dannosi sui servizi ecosistemici oceanici, creando un circolo vizioso che pone rischi significativi alla stessa produzione industriale. Gli ecosistemi marini sono fondamentali per diverse industrie, in quanto forniscono beni di capitale naturale essenziali come acqua, biodiversità, terreni, sedimenti e componenti atmosferici. Se gli oceani del mondo fossero un'economia, sarebbe la settima più grande del mondo, con un valore totale dei suoi beni e servizi stimato in 2,5 miliardi di dollari all'anno. Tuttavia, i processi industriali come le attività di costruzione, le trivellazioni petrolifere in mare e l'acquacoltura contribuiscono al degrado degli habitat naturali, riducendo la biodiversità e il capitale naturale, mentre i sottoprodotti come i fluidi di perforazione, i residui metallici e le fuoriuscite accidentali introducono sostanze chimiche tossiche nell'ambiente. Si crea così un circolo vizioso, che distrugge le varie risorse di capitale naturale che sono così fondamentali per le industrie.
- Il finanziamento degli sforzi di conservazione degli oceani è essenziale. Ma per ora i fondi restano una goccia nel mare: il deficit di finanziamento annuale è stimato in 150 miliardi di dollari. Sebbene la conservazione degli oceani sia stata inserita negli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, attira solo 25,5 miliardi di dollari di investimenti all'anno, ben al di sotto dei 174 miliardi di dollari necessari. Per attirare investitori pubblici e privati, i responsabili politici devono evidenziare i ritorni sugli investimenti nella conservazione degli oceani, sfruttando opzioni quali fondi fiduciari per la conservazione, incentivi assicurativi, obbligazioni blu e scambi di debito con la natura. Anche il turismo potrebbe contribuire al finanziamento della conservazione marina. La riscossione di una tassa che viene poi investita in progetti di conservazione basati sulla comunità potrebbe fornire alle comunità costiere le risorse necessarie per facilitare la conservazione, sostenendo al contempo i loro mezzi di sussistenza.
- Il mercato emergente della rimozione dell'anidride carbonica (CDR) è un altro modo per attrarre investimenti blu. Per raggiungere gli obiettivi climatici globali, le strategie di CDR saranno essenziali. Esistono diverse tecniche basate sugli oceani per sfruttare e potenziare la capacità naturale degli oceani di rimuovere il carbonio dall'atmosfera. Un esempio è il ripristino degli ecosistemi costieri a carbonio blu, come le mangrovie, le paludi salmastre o le praterie di fanerogame, che sequestrano l'anidride carbonica a tassi molto più elevati delle foreste terrestri. Offrono inoltre ulteriori co-benefici, come la protezione dalle inondazioni e dai cicloni per le comunità costiere. Queste strategie di rimozione dell'anidride carbonica dagli oceani possono essere utilizzate a complemento di misure terrestri come l'imboschimento o la cattura e lo stoccaggio diretto del carbonio nell'aria (DACCS) per consentire l'economia a carbonio negativo.
- Per limitare la quantità di rifiuti di plastica che finiscono negli oceani, la cosa più importante è ridurre la quantità di rifiuti che vengono creati in prima battuta. Il potenziamento dell'economia circolare non solo migliorerebbe la salute degli oceani, ma potrebbe anche sbloccare notevoli benefici economici, con un potenziale di crescita della produzione stimato in 4,5 miliardi di dollari già nel 2030. Oltre al riciclaggio e al riuso creativo, questa comprende l'uso di pratiche come la simbiosi industriale - il riutilizzo dei rifiuti di un'industria come input per un'altra - o la produzione di prodotti rinnovabili e biodegradabili. L'obiettivo centrale è migliorare l'efficienza delle risorse lungo l'intera catena di approvvigionamento, riducendo i costi, proteggendo l'ambiente e promuovendo una crescita sostenibile a lungo termine. Per limitare l'inquinamento da nutrienti, sarà inoltre necessario controllare e limitare il deflusso agricolo e industriale. Ciò implica l'uso di migliori pratiche di irrigazione, il trattamento delle acque reflue e un uso più controllato dei pesticidi.