Nella vita di un’impresa può capitare che ci siano dei periodi in cui le fatture da pagare si accumulano, mentre i crediti da riscuotere scarseggiano. Nel caso in cui non si riesca a mantenere fede ai propri impegni non bisogna disperare: prima di vedersi pignorati i beni o ricevere richieste da società di recupero credito, si può tentare di arrivare a un accordo direttamente con il creditore, definendo quello che si chiama piano di rientro.

In questo articolo, spiegheremo che cos’è un piano di rientro, quando è utile farvi ricorso, quali sono i vantaggi ottenibili dalle parti e quali informazioni può contenere.

Sommario

  • Quando si parla di piano di rientro si intende l’accordo siglato tra creditore e debitore per il pagamento dilazionato di un debito.
  • Un accordo di questo tipo permette di evitare il pignoramento dei beni del debitore e aiuta il creditore a tenere sotto controllo il rischio finanziario.
  • A proporre un piano di rientro possono essere entrambe le parti interessate.
  • Il piano di rientro ha una struttura libera e può essere più o meno dettagliato, in base alla volontà dei soggetti coinvolti.

Quando si parla di piano di rientro si fa riferimento all’accordo siglato tra creditore e debitore, per definire nuove modalità di pagamento di fatture non ancora riscosse.

Attraverso un piano di rientro le parti decidono di frazionare l’importo dovuto in più rate: in questo modo il debitore potrà saldare man mano quanto dovuto, senza dover far fronte al versamento di una grande somma di denaro in un’unica soluzione.

Ricorrere a un piano di rientro è un’ottima soluzione per rendere più sostenibile la gestione dei crediti commerciali classificati come in ritardo o insoluti.

Le situazioni in cui si può rendere necessario un piano di rientro sono diverse, ma nella maggior parte dei casi la presenza di fatture non pagate è legata a problemi nei flussi di cassa che causano una scarsa liquidità, oppure a un eccessivo indebitamento.

Avere momentanee difficoltà finanziarie succede a tantissime imprese e non sempre problemi di questo tipo sono sintomo di una cattiva gestione. A volte, infatti, la carenza di liquidità può essere dovuta a un mancato o a un ritardato pagamento da parte dei clienti della stessa azienda debitrice, oppure a eventi imprevisti come una crisi economica, un aumento improvviso dell’inflazione o una crisi energetica, tutte circostanze che possono compromettere la capacità del debitore di saldare puntualmente le fatture. In altri casi le difficoltà possono essere legate a problematiche del settore di appartenenza, ad esempio a causa di un calo drastico della domanda durante una fase recessiva.

Trovando un accordo tra creditore e debitore e stilando un piano di rientro si definiscono delle modalità di pagamento diverse rispetto a quelle concordate inizialmente, determinando così una sorta di ristrutturazione del debito.

Come abbiamo visto poco fa, un piano di rientro è un accordo stipulato tra debitore e creditore, che serve a stabilire e a regolare le modalità e le tempistiche con cui verrà saldato un debito esistente.

Grazie a questo strumento le parti possono giungere a un accordo soddisfacente per entrambe, evitando di ricorrere alle vie legali per dichiarare l’insolvenza del debitore o di dover rinunciare al credito.

La richiesta di un piano di rientro può essere fatta da entrambe le parti: può essere lo stesso debitore che, consapevole di non riuscire a saldare quanto dovuto entro i termini, propone una dilazione di pagamento al creditore (che può accettare o meno), oppure può essere il creditore a proporlo, per tentare di recuperare il denaro senza doversi appellare a un giudice.

Se le parti trovano un punto d’incontro, si passa a mettere nero su bianco le nuove condizioni di rimborso, definendo in maniera dettagliata tutti i termini dell’accordo.

Un piano di rientro presenta vantaggi per entrambe le parti. Il debitore, infatti:

  • Beneficia di una maggiore sostenibilità del debito, grazie a pagamenti frazionati e a più tempo a disposizione;
  • Evita il deterioramento del rapporto di fiducia con il creditore;
  • Può ridurre la pressione finanziaria e migliorare la stabilità dell’impresa.

Anche per il creditore il piano di rientro può avere effetti positivi:

  • Aumenta le probabilità di recuperare il credito, anche se in modo dilazionato;
  • Migliora la gestione del rischio finanziario;
  • Evita di dover sostenere costi legali e amministrativi legati a un’eventuale causa per insolvenza o per il recupero crediti;
  • Può mantenere una relazione positiva con il debitore, un aspetto da tenere in grande considerazione specialmente in vista di futuri rapporti commerciali.

Un piano di rientro del debito è costituito da diversi elementi che definiscono i termini dell’accordo e le condizioni di rimborso. Per semplicità, possiamo distinguerli in componenti essenziali e accessorie.

Oltre ai dati identificativi delle parti e ai riferimenti al debito originario, le altre informazioni essenziali da inserire nel piano di rientro sono:

  • Date di pagamento. Il piano indica obbligatoriamente le scadenze entro cui il debitore deve effettuare i versamenti;
  • Importo e numero delle rate. Il piano indica in maniera chiara quanti pagamenti vanno fatti e qual è l’importo di ciascuno. Le parti sono libere di decidere se optare per delle rate di importo costante oppure se avere importi differenziati tra loro;
  • Interessi. Questa voce è opzionale ma, se previsti, vanno indicati il tasso applicato e le modalità di calcolo adottate.

Accanto a questi elementi di base, possono essere presenti altre specifiche, che dettagliano in modo più preciso le modalità di pagamento. Spesso le parti decidono di inserire in un piano di rientro anche:

  • Modalità di recupero del credito in caso di inadempimento. Per una maggiore tutela del creditore, il piano può specificare le azioni che il creditore può intraprendere in caso di mancato rispetto del calendario concordato;
  • Garanzie. Il creditore può decidere di richiedere che il debitore presenti delle garanzie reali o personali a sua tutela;
  • Rinuncia del creditore a procedimenti esecutivi. Con questa clausola il creditore si impegna a non richiedere procedimenti esecutivi contro il debitore per tutta la durata del piano.

Per essere valido, il piano di rientro deve essere firmato da entrambe le parti: in questo modo non solo l’accordo è confermato, ma il documento costituisce anche una prova formale del debito a cui il creditore può appellarsi in caso di contenzioso.

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